Il Corallo nella cultura popolare

Il corallo ha assunto nel tempo vari significati nella cultura popolare, nella storia e nell’arte.

La sua particolarità e la sua relativa rarità ne fanno, da sempre, un elemento di grande pregio e ricercatezza. Infatti, fin dall’antichità il corallo è stato utilizzato per la realizzazione di monili o come elemento decorativo dei più differenti utensili.

Nell’antichità classica si riteneva che il corallo fosse nato dal contatto di alcune alghe con la testa recisa di Medusa, che aveva avuto lo stesso potere pietrificante del suo sguardo. Ce lo narra Ovidio nelle sue Metamorfosi, quando descrive l’episodio che segue la liberazione di Andromeda da parte di Perseo.

Per gli antichi Celti, il corallo viene accostato alla bellezza femminile, ma è anche simbolo di vita e rigenerazione; per questo lo utilizzavano per la decorazione dei corredi funerari dei guerrieri.

Grazie alla sua forma – albero o intrico di vasi sanguigni – al suo colore – rosso come il sangue, veicolo della vita – e alla sua misteriosa capacità di indurirsi al contatto con l’aria, il corallo nell’Antica Roma aveva assunto proprietà curative e benefiche, persino portafortuna.
Ne veniva fatto largo uso soprattutto con i neonati: venivano fatti loro indossare dei pendenti in corallo, lo si somministrava in polvere per la prevenzione e la cura delle crisi epilettiche, per scacciare gli incubi e per lenire i dolori della dentizione.

Il significato del corallo come amuleto specifico dell’Infanzia venne conservato anche durante il Medioevo e il Rinascimento, come testimoniato anche da numerose opere d’arte: si trova indossato perfino dal Bambino Gesù in diversi quadri, come la “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca.
Inoltre, si arricchì persino di poteri benefici: le sue caratteristiche morfologiche lo resero anche una protezione contro il fulmine e il pericolo di morte improvvisa. Divenne persino cura per le emorragie e le anomalie del ciclo mestruale e coagulante per ferite, ulcere e cicatrici – ciò è dovuto alla sua somiglianza per forma e colore con i vasi sanguigni e alla sua capacità di solidificarsi.
Nel Medioevo, addirittura, la sua forma venne avvicinata a quella della Croce, rendendo il corallo anche un amuleto contro il Male.

L’introduzione dell’uso del rosario nelle pratiche di devozione rese comune l’utilizzo del corallo per la realizzazione dei grani rossi che richiamavano le rose mistiche del giardino mariano, come testimoniato dalla ritrattistica toscana del Quattrocento. Ne è un esempio il ritratto di Giovanna Tornabuoni del Ghirlandaio.

In alcune pale d’altare rinascimentali sono presenti oggetti e decorazioni in corallo, che venivano di solito destinati all’arricchimento di troni e baldacchini che accolgono Maria e Gesù Bambino: oltre ad essere di buon auspicio per l’intera comunità parrocchiale, questo uso testimonia la consuetudine di ornare le chiese con oggetti rari e preziosi, simbolo della meraviglia e della bellezza del Creato.
Un esempio prezioso di tali raffigurazioni è rappresentato dalla “Pala della Vittoria” di Andrea Mantenga.

Nel Cinquecento manierista il significato del Corallo amplifica le sue valenze alchemiche. Tornano in auge il mito di Perseo e Medusa, la metamorfosi e il potere arcano degli elementi naturali.
La lavorazione del corallo in quest’epoca diviene particolarmente elaborata, fino allo sviluppo, in epoca Barocca, nell’Italia Meridionale, di una forma di artigianato raffinato e ricco, la cui produzione di oggetti sia devozionali che di ispirazione mitologica, è rivolto principalmente alle ricche corti italiane e spagnole.

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